Meno TV, meno aggressioni

Secondo nuovi studi americani e tedeschi, un alto consumo di TV rende i bambini aggressivi e li ottunde emozionalmente.
Lo psicologo Thomas Robinson ed i suoi colleghi dell’Università di Standford (USA) affermano che meno TV, meno videotape e meno videogiochi sarebbe un buon provvedimento contro l’aggressività infantile.
Le loro ricerche, apparse sulla rivista della Lega dei Medici Americani AMA nel gennaio 2001, e condotte in scuole americane, mostrano un chiaro legame tra il tempo trascorso davanti all’apparecchio televisivo e il grado di aggressività.
Gli stessi risultati sono stati rilevati tra 200 scolari di una scuola europea (a Friburgo) ed hanno evidenziato le conseguenze negative di troppe ore di TV e l’atteggiamento di sentimento del bambino.
Infatti chi vede molta TV è meno propenso al dialogo, gioca più raramente con strumenti musicali ed è meno creativo.
La sezione berlinese della lega di lavoro per l’infanzia e per la medicina giovanile, attraverso il suo portavoce, dott. U. Fegeler, asserisce: “noi osserviamo una crescente mancanza di dialogo in famiglia. Inoltre i ragazzi passivi mentalmente e fisicamente davanti alla TV non sono nemmeno abili corporalmente.”
Questi giudizi, senza dubbio preoccupanti, sollecitano una reale e dura presa di posizione da parte dei genitori e degli insegnanti che sono invitati a regolamentare e regolarizzare le ore di televisione (meno possibile), scegliendo sempre e con acume i programmi da far vedere o da vedere assieme, che è la cosa migliore.
Poiché il bambino è una “spugna” che assorbe, senza schermo e senza difese il mondo che lo circonda, occorre che questo mondo (degli adulti) gli venga “somministrato” gradatamente, quasi come fosse una medicina, per il suo bene e come tale presa solo se necessaria e possibilmente ad ore stabilite e non in tarda serata.
Troppo spesso i bambini hanno la TV in camera e possono liberamente seguirla.
Come educatori abbiamo il compito precipuo di educare i nostri bambini al “buono, bello, al vero”, per aiutarli nel loro cammino futuro e per fornire loro una crescita equilibrata”
Senza ombra di smentita possiamo affermare che non sempre i programmi televisivi rispecchiano le tre “qualità” indicate.
Occorre aiutare il bambino a salire i gradini delle sue facoltà, attraverso il graduale sviluppo del “volere, sentire, pensare”.
Abbiamo visto come il bambino si conquisiti gradualmente il corpo fisico ed alla fine il sistema osseo e con ciò cresce attraverso se stesso nel mondo esterno, e vi si installa.
Egli deve poi potersi adattare al Mondo ed avere sviluppato in modo armonico ed equilibrato le forze fisiche e quelle animico-spirituali.
È soprattutto necessario che egli abbia sperimentato il gioco infantile e non la passività fisica a cui lo costringe la TV: attirando solo gli occhi, gli altri organi interni (fegato, stomaco) rimangono passivi e si indeboliscono.
“Io mi auguro UOMINI che si sviluppino da dentro (anima) e che non siano determinati da fuori tramite le impressioni che, come pseudo identità, vengono mediate dal mondo TV” (Clifford Stoll, San Francisco, astrofisico ed esperto di internet).
Le difficoltà a cui i genitori possono andare incontro, non sono poche ma la presa di coscienza su cosa sia Bene per i loro figli e il compito di protezione che hanno nei loro confronti, dovrebbero essere lo sprone ad un lavoro arduo, necessario ed a volte impopolare: “meno TV, più gioco”.
Si otterrà un rafforzamento dell’IO del bambino (e forse anche del genitore), e si porranno le basi anche per “frenare” l’accelerazione non adeguata del loro sviluppo, spesso sollecitata da immagini fuorvianti della TV. In effetti il continuo mutare delle impressioni (attraverso immagini continue) indebolisce la volontà, rendendo i bambini troppo svegli e più nervosi.
Non rendiamoci complici, come genitori ed insegnanti, di fornire al bambino una realtà non giusta e non vera, a volte priva di valori morali.
“Guardiamo la TV, non facciamoci guardare”.

Lucia Di Paolo