di Fabrizio Ferrari
L’idea di accountability
I termini accountability e stakeholder, così come quello di Bilancio Sociale, rendicontazione economica e sociale, sono oramai entrati da tempo nel linguaggio della scuola, per lo meno nei settori più sensibili all'innovazione, anche in funzione di numerose indicazioni e di alcuni vincoli normativi che hanno guidato e stanno guidando le istituzioni scolastiche a riflettere sul significato e la portata di questi temi.
L’idea che la scuola debba fare pratica di accountability deriva dalla necessità di giustificare l’impiego delle risorse pubbliche per garantire il suo funzionamento; ma di cosa stiamo parlando precisamente? Cosa si intende per accountability? Stiamo parlando della capacità delle scuole di comunicare, sia alla società in senso lato, sia alla comunità di riferimento in senso stretto, sia ancora alle istituzioni governative da cui dipende, i risultati che vengono raggiunti attraverso l’impiego delle risorse che le vengono assegnate a titolo economico, culturale, intellettuale, di tempi, di persone e di tecnologie.
Il termine accountability indica pertanto la capacità di rendere pubblici gli obiettivi raggiunti e le modalità con cui le risorse assegnate sono utilizzate per raggiungere quegli obiettivi, assumendo la responsabilità delle ricadute degli stessi anche oltre il contesto stretto di riferimento.
La traduzione italiana del termine accountability, pur essendo ancora necessario accordarsi sul significato preciso che gli si vuole dare, può consistere in “Bilancio Sociale” o “Rendicontazione sociale”. Qui assumeremo il primo significato semplicemente perché il termine “Bilancio” comunica l’idea di uno scambio di un qualcosa che attraverso un confronto genera un’istantanea, una fotografia della situazione quale può determinarsi al termine di ogni anno scolastico. Tale fotografia deve comprendere, da un lato, le scelte di indirizzo educativo-formativo che la scuola compie, le risorse investite dal pubblico o dal privato (economiche, intellettuali, di conoscenza, legate al territorio, alle persone, alle tecnologie) e, dall’altro, i risultati che la scuola riesce a raggiungere in termini di diffusione della conoscenza, consapevolezza di cittadinanza, accoglienza, soluzione delle problematiche sociali e coerenza con le indicazioni istituzionali in termini di generazione di conoscenze e competenze.
Tutto ciò considerato, possiamo concludere che il Bilancio Sociale è un documento che rappresenta da moltissimi punti di vista uno sguardo sulla scuola, su ogni scuola, ed è in grado di fotografare ogni anno la capacità da parte delle scuole di generare il futuro attraverso il presente.
Costruire dialogo e comunità
Uno degli aspetti più importanti del Bilancio Sociale, desideriamo ricordarlo, è la capacità di comunicare. Se l’oggetto della comunicazione può essere abbastanza chiaro considerate le premesse, occorre precisare a chi è destinato.
Per capire la potenza dello strumento dobbiamo pensare all’organizzazione complessa della scuola immaginando cerchi concentrici via via più ampi. Al centro, nel cerchio più piccolo, abbiamo gli insegnanti e i dirigenti, le segreterie, i bidelli, ovvero la scuola in senso stretto, potremmo dire a porte chiuse. In un cerchio immediatamente più ampio, aprendo le porte, abbiamo gli studenti, le studentesse e le loro famiglie. In un terzo cerchio abbiamo il territorio su cui la scuola opera e insiste: le circoscrizioni, i comuni, le associazioni e le realtà di territorio sia laiche sia confessionali. Infine nell’ultimo cerchio abbiamo coloro che governano la scuola o che vi sono interessati nelle sue linee di indirizzo generiche e generali, dall’erogazione delle risorse economiche e di personale al raggiungimento di definiti obiettivi accademici.
Il Bilancio Sociale parla a tutte queste componenti che in qualche modo e a diverso titolo sono interessate ad ascoltare la scuola perché interessate a tutto quanto questa ha portato avanti: sono i cosiddetti stakeholder.
Il coinvolgimento degli stakeholder e il ruolo del Bilancio Sociale come promotore di dialogo e motore nel costruire una comunità nelle scuole avviene a due livelli.
Partiamo dal secondo livello, più distante ma più significativo, legato all’importanza della collaborazione e del confronto in un sistema complesso. Tra componenti diverse e fuori dalle porte della scuola è forte il rischio della frammentarietà delle informazioni, dell’incapacità di rendere la totalità delle attività e delle iniziative, del non comprendere un linguaggio a volte troppo tecnico, delle difficoltà nel comunicare i problemi di gestione. Inoltre la competizione tra le diverse realtà e agenzie formative ed educative (famiglie, media, comunità, altre scuole …) spesso porta a fraintendimenti e tensioni in grado di generare un clima negativo e distruttivo degli obiettivi da raggiungere.
Al primo livello, più ristretto, vi è un’altra difficoltà da affrontare e superare tra le porte chiuse della scuola: la motivazione nell’azione d’insegnamento. Diffusa è la percezione tra i professionisti che operano all’interno dell’istituzione che a questa non venga riconosciuto il ruolo sociale che merita. Inoltre le difficoltà economiche sono all’ordine del giorno, così come lo sono le difficoltà ad operare in situazioni di disagio sociale e culturale senza le risorse che sarebbero necessarie. Sembra che, per quanti siano gli sforzi e i tentativi di produrre una scuola accogliente, collaborativa, di qualità, questi non arrivino mai ad essere sufficienti o sufficientemente riconosciuti.
A questo primo livello il Bilancio Sociale risponde in modo chiaro. Parla a tutti i soggetti interni alla scuola mettendo in comunicazione tutte le realtà, facendo emergere in modo evidente tutto quanto viene svolto in ogni contesto e collegando il lavoro alle risorse e ai risultati. Il Bilancio Sociale pone le basi per avviare uno scambio, un dialogo tra insegnanti, a volte anche appartenenti a plessi lontani fra loro e a realtà differenti dello stesso istituto, rendendo esplicite le loro progettazioni e le loro condizioni operative. Se ben costruito, utilizzato e opportunamente diffuso, il Bilancio Sociale diventa così un documento importante all’interno di ogni istituto per creare una comunità, intesa come espressione di collaborazioni e di sinergie per ribadire obiettivi condivisi e per portare alla luce tutte le situazioni di difficoltà, sofferenza economica o professionale che altrimenti rimarrebbero sopite e vissute con frustrazione.
Aprendo le porte della scuola e raggiungendo il secondo livello di più ampio respiro, il Bilancio Sociale parla con altrettanta chiarezza a tutti i soggetti del territorio su cui la scuola opera: a famiglie, studenti e studentesse, associazioni, comitati, realtà territoriali, circoscrizioni, comuni. A questi soggetti esso comunica le scelte della scuola, le motivazioni che le hanno generate e i risultati raggiunti. Anche in questo caso il collegamento tra scelte di indirizzo, risorse e risultati permette di mettere in luce l’identità della scuola e gli obiettivi che si vogliono perseguire. Il dibattito e il confronto si sposta così verso la condivisione di traguardi e di scelte strategiche, facendo crescere ogni soggetto, finalmente riconosciuto nel proprio ruolo e identità grazie alla sua definizione all’interno del Bilancio Sociale.
Nell’esperienza che abbiamo toccato con mano con il progetto OBISS (www.obiss.it) le scuole hanno saputo riconquistare un ruolo di primo piano nella progettazione educativa e nell’immaginario di famiglie, istituzioni e territorio proprio grazie alla redazione e pubblicazione del Bilancio Sociale e al dialogo che quest’ultimo ha generato.
Le caratteristiche del Bilancio Sociale nelle Istituzioni scolastiche
Le Interpretazioni e i modelli di Bilancio Sociale sono numerosi. Parlando di strumento comunicativo possiamo incontrare documenti molto lunghi e complessi, altri più agili e snelli.
Innanzitutto è opportuno riflettere sulle caratteristiche che sono necessarie alla scuola per arrivare a redigere il Bilancio Sociale. Il percorso infatti è tutt’altro che banale e immediato e, fatto non trascurabile, fa parte del Bilancio Sociale stesso.
Quando si sceglie di partire infatti non si può non considerare che il documento che si va a comporre comprende una molteplicità di informazioni che sono patrimonio di molti soggetti diversi: alcuni sono posseduti dagli insegnanti (valutazioni accademiche, progetti, interventi sul disagio, rapporti con le famiglie); altri sono di pertinenza della segreteria (dati relativi alle iscrizioni e frequenza, caratteristiche del territorio); altri ancora sono di competenza del Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi, il cosiddetto Segretario (dati economici e di funzionamento); infine altri fanno parte delle competenze del Dirigente Scolastico (dati di indirizzo, scelte strategiche, attuazione delle politiche scolastiche, documenti ufficiali e istituzionali). Doversi relazionare con così tanti soggetti può essere difficoltoso: occorre pertanto che all’interno dell’istituzione scolastica siano formalizzati ruoli, competenze, riferimenti, responsabilità. In altre parole è fondamentale che esista alla sua base un percorso di qualità esplicita (CAF, AICQ Education, Marchio Saperi, per citare i più diffusi), oppure implicita. Per modello di qualità implicita si intendono prassi, consuetudini, documenti interni dell’istituto atti a definire responsabilità, possesso dei dati, circolazione delle informazioni secondo un modello unico e autoreferenziale.
La presenza di un percorso di qualità è condizione fondamentale per partire con il Bilancio Sociale per le ragioni che abbiamo già richiamato, ma non dobbiamo dimenticare un altro aspetto: la volontà di porsi obiettivi e di volerli mettere in discussione, preparandosi anche a comunicare il fallimento senza timori.
Se abbiamo definito le premesse fondanti senza le quali può essere difficile e faticoso arrivare al Bilancio Sociale, occorre definire quali siano le caratteristiche da considerare nella sua redazione. In estrema sintesi all’interno di ogni Bilancio Sociale si deve porre attenzione a cinque fattori: il suo radicamento all’interno della scuola, la sua omogeneità, la scientificità del modello, la sua completezza e la sua efficacia comunicativa.
Vediamoli ora velocemente in dettaglio.
Il radicamento del documento va inteso come la diffusa percezione di un radicamento di insegnanti, dirigente, bidelli e segreteria in una precisa istituzione scolastica: in tal caso il Bilancio Sociale è uno strumento in grado di dare loro voce all’interno della scuola stessa; ciò si può realizzare garantendo un gruppo di lavoro snello ma strategicamente significativo e rappresentativo di tutte le componenti. Non dimentichiamo che occorre mettere in relazione fra loro dati di funzionamento, economici, didattici, di progettazione, di efficacia e di risultato.
La necessità del Bilancio Sociale di coinvolgere l’amministrazione scolastica e gli stakeholder interni alla scuola, ma anche la volontà di comunicare con le famiglie e i soggetti legati al territorio, impone che questo sia costruito in modo omogeneo e comparabile. Inoltre occorre focalizzarsi su un prodotto scientificamente affidabile, evitando di muoversi in modo approssimativo e sulla base di sensazioni: in OBISS abbiamo pensato di supportare il lavoro in rete delle scuole coordinandolo con l’aiuto di un apparato scientifico. Il rischio di avere un documento incompleto, autoreferenziale, non comparabile, inefficace, può vanificare gli sforzi.
La completezza e l’efficacia comunicativa sono il fondamento su cui si fonda il dialogo virtuoso che dal Bilancio Sociale si muove verso il miglioramento, sia attraverso la comunione di intenti e la condivisione degli obiettivi all’interno della comunità scolastica, sia attraverso l’orientamento delle politiche del territorio e dell’amministrazione.
Il Bilancio Sociale all’interno del Sistema Nazionale di Valutazione
Con l’avvio del Sistema Nazionale di Valutazione prende forma istituzionale la volontà di avere una scuola trasparente e pienamente “accountable”. I recenti vincoli, posti innanzitutto dal percorso di autovalutazione, il cosiddetto “RAV”, avviano una stagione che porterà le scuole ad essere sempre più esposte e trasparenti.
Nel Sistema Nazionale di Valutazione il Bilancio Sociale è previsto solo al termine del terzo anno di lavoro, immaginandolo alla conclusione di un percorso di miglioramento della scuola come strumento in grado di testimoniare i risultati raggiunti.
Quale ruolo può tuttavia avere una pubblicazione triennale dedicata a testimoniare un percorso concluso?
Non dobbiamo dimenticare che il Bilancio Sociale non è un documento legato alla qualità e al miglioramento in senso stretto, ma è un atto improntato a dialogare con la comunità e con gli stakeholder che gravitano intorno ad ogni istituzione scolastica e che hanno tutto l’interesse a collaborare e a partecipare alla definizione degli obiettivi e del percorso per realizzarli.
Il dialogo tra scuola e società attraverso il Bilancio Sociale avviene solo con un regolare confronto sia all’interno della scuola a porte chiuse, sia nella totalità della scuola a porte aperte. È importante un costante scambio di informazioni sulle attività che la scuola porta avanti e che si traducono non solo in apprendimenti accademici, ma anche in valori di cittadinanza, alleggerimento del disagio, arricchimento del territorio, valorizzazione delle eccellenze: una comunità deve continuamente confrontarsi, dialogare e riflettere sui percorsi realizzati e immediatamente poter progettare e riprogettare; non possiamo pertanto muoverci oltre l’anno scolastico.
Il Bilancio Sociale si pone, in quest’ottica, come un documento in grado di superare la visione di una scuola autoreferenziale e di dar vita a una scuola aperta, libera, diffusa, che coinvolge e ascolta, progetta e condivide obiettivi e difficoltà.
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