Varese - New York andata ritorno
Luca B. è un insegnante italiano di educazione fisica alle superiori in provincia di Varese. È un vero sportivo. Ed è un buon insegnante: per dire, non legge la Gazzetta dello sport in palestra… Un giorno ottiene una possibilità per cui viene invidiato da tutti i colleghi: un anno di distacco pagato, con aspettativa qui in Italia, in una scuola americana, a New York, con diritto di raddoppiare.
In breve, dopo un anno di esperienza, il nostro rinuncia precipitosamente alla proroga e ritorna in Italia.
Già l’accoglienza ha rappresentato uno shock: alla porta di ingresso di quella High school di un quartiere periferico di New York, il nostro è stato accolto da… un metal detector. Ahi, ahi, ahi. Nel quartiere c’erano un po' di bande che scorrazzavano. Niente di grave. È l’età…
I colleghi poi… con loro non si riesce proprio a comunicare, non per la lingua, ma perché ognuno ha i suoi problemi.
Ma soprattutto pesa nella esperienza il fatto che l’educazione fisica nelle high school americane gioca un ruolo un po' particolare. Gli allievi sono divisi in due gruppi. I superspecializzati fanno parte delle squadre della scuola e partecipano a tornei, disponendo di veri e propri “coach”, allenatori. Gli altri allievi, che sono ovviamente la maggioranza, sono di serie B, non avendo un futuro sportivo agonistico. Sono quindi ammassati nelle palestre o nei campi sportivi (tra l’altro strutture bellissime) e qui… possono fare in linea di massima quello che vogliono: basket, pallavolo, atletica o …dolce far niente. L’insegnante sta più o meno a guardare.
Una battuta di Woody Allen diceva: «Chi non sa far niente, insegna. Chi non sa insegnare, fa l’insegnante di ginnastica».
E così Luca, che è un BUON insegnante, decide di tornare il più presto possibile alla sua scuola italiana, con tutti i suoi problemi.
Twins/Gemelli 2
Anche Fabrizio e Tatiana sono due gemelli, però sono italiani, con un solo passaporto a testa e più grandicelli, frequentando il Liceo scientifico a Torino.
Nell’estate fra la terza e la quarta classe ricevono un invito per frequentare un anno scolastico negli Usa, California, Long Beach, Los Angeles. Iniziano così a frequentare la quarta classe, ossia l’ultima del sistema secondario Usa, presso la Los Alamitos High School. Zona a maggioranza di bianchi ed asiatici. Scuola tranquilla, con certe ambizioni di emergere: negli Usa le scuole sono valutate in una specie di classifica di qualità a livello federale.
Tutto bello, troppo bello!
I due gemelli, entrati nel paese con visto turistico, al 90esimo giorno rischiano di diventare illegali. A scuola li tengono comunque, ma poi rischiano di essere espulsi e di non poter più tornare negli Usa. Tornano in Italia. Pianti. Consultazione di avvocati. Sono ricevuti dal console americano in persona, a Milano. È molto gentile e paziente e gli spiega: “Voi potete andare alla scuola, siete i benvenuti, ma il visto io lo posso dare se pagherete la cifra completa dei costi per un singolo studente, ossia migliaia di dollari al mese...”
Altri pianti e poi… l’idea!
“I ragazzi, gentile console, studieranno in stile …HOME SCHOOLING, l’apprendimento svolto stando a casa, previsto dalle normative statunitensi.
Il loro ospite è un ingegnere e curerà le materie scientifiche. Il loro padre è insegnante di lettere e dall’Italia seguirà via Internet il settore umanistico…”
Il console si concede una breve pausa di riflessione e poi... ok, una firma al visto e vai!
Qualche mese dopo, a maggio, i due gemelli, che ovviamente hanno continuato a frequentare la scuola, partecipano alla festa di fine anno, con la consegna dei diplomi, della graduation, alla Los Alamitos High School, con le toghe rosse o blu e i cappellini che vengono gettati in aria con un caratteristico grido.
Tutto positivo? Si è trattata di un’esperienza molto importante dal punto di vista umano e della crescita personale. Il livello americano è mediamente inferiore a quello italiano, a parte il settore tecnico-scientifico e alcune punte di eccellenza. Dal punto di vista umano, si creano nelle classi, che hanno un’organizzazione molto più aperta delle nostre, dei sottogruppi, molto chiusi, in molti casi costruiti su base etnica.
Il problema è piuttosto il ritorno nel sistema italiano per frequentare l’ultimo anno con l’esame di maturità. La preparazione inevitabilmente ha dei “buchi” dal punto di vista dei contenuti, ma se si mantengono un minimo i contatti nel corso dell’anno, il rientro funziona in modo tutto sommato accettabile.
The Facebook
Oggi la parola “facebook”, letteralmente “libro dei ritratti” è collegato al sito Internet omonimo che permette di (ri)prendere contatti con gente di tutto il mondo, a partire dai propri compagni di scuola, dagli amici, dai parenti, ecc.
In origine però si trattava di una vera e propria istituzione della scuola americana: è un annuario stampato venduto, tra l’altro a caro prezzo (50 dollari), ad ogni alunno americano delle High School nei giorni precedenti la graduation (maturità).
Il libro, rilegato e di grande formato, contiene una parte con i ritratti di tutti gli allievi, di tutte le classi della scuola, fotografati all’inizio dell’anno in un vero e proprio studio professionale costruito ad hoc. Inoltre ci sono le foto degli insegnanti. Molto interessante è la parte dedicata alle attività della scuola, una specie di vetrina. Qui si verifica che alle ore “normali” di scuola sono dedicati spazi limitati. Ben maggiore interesse, dal punto di vista dell’immagine rivestono le squadre sportive, con i risultati nei diversi campionati, i laboratori che producono saggi artistici, musicali, ecc. con ambizioni spettacolari, i gruppi linguistici, fotografati con le bandiere delle nazioni relative: giapponesi, francesi, hispanici, ovviamente anche italiani. Ci sono poi i gruppi “politici”, per i diritti umani, ad esempio, per la pace, ecc.
Ampio è lo spazio dedicato al volontariato, una sorta di educazione civica in pratica, con tanto di classifica degli allievi più “virtuosi”.
Si sfogliano queste centinaia di pagine patinate e vengono spontanee alcune considerazioni: con tante attività integrative, trovano ancora tempo per …studiare?
Chiaramente si tratta di un prodotto editoriale non improvvisato; esiste una lunga tradizione e un coinvolgimento in parte di professionisti, in parte di volontari, con un impegno che dura per tutto l’anno scolastico. Si tratta di un vero e proprio business, come quasi tutto in questo paese.
Cosa succederà di questi ritratti o meglio degli studenti fotografati? Quanti di loro andranno in guerra, o avranno successo, o condurranno vite mediocri? Quanti di loro diventeranno genitori di allievi che a loro volta saranno ritratti in qualche facebook?
I want you / Insegnanti cercasi
Nel mio primo viaggio negli Usa, agli inizi degli anni '90, in estate, mi colpì sulle vetture della metropolitana di New York un manifesto: cercavano insegnanti da reclutare!
Il messaggio suonava surreale, confrontato con la situazione italiana di endemica disoccupazione intellettuale, con graduatorie di precari e aspiranti insegnanti in attesa di qualche ora di supplenza.
Mi informai. Il lavoro dell’insegnante era all’epoca considerato negli States un’attività di serie B, avendo a che fare con scolaresche difficili, in certe zone della città al limite dell’incolumità fisica. La situazione occupazionale era poi completamente sbilanciata nelle materie tecnico-scientifiche: nessun laureato in tali aree avrebbe rinunciato all’epoca a lauti guadagni e a prospettive di carriera nel settore privato, allora sulla cresta dell’onda.
Sono passati 20 anni e sono cambiate molte cose. C’è stato l’attacco terroristico dell’11 settembre e la grande crisi economica ancora in atto. I manifesti sui vagoni della metropolitana sono scritti per il 50 per cento in spagnolo. Con l’aria che tira quello dell’insegnante è un buon posto, fin che la va. Anche la situazione delle bande giovanili sembra sotto controllo, almeno entro certi limiti.
Mi hanno colpito due messaggi visti in New Jersey nella primavera del 2010 nel corso dell’ultimo mio soggiorno.
In un manifesto, le scuole di un comune ringraziavano (sic) la comunità locale che aveva approvato in un apposito referendum il bilancio delle scuole stesse.
Al contrario, su un giornale locale, ho letto di un altro sistema scolastico locale, il cui bilancio NON era stato approvato dai competenti organi di controllo. Il giornalista commentava la notizia come se fosse un fatto normale:
“Non resta altro alle scuole che licenziare qualche insegnate per rientrare nei tetti di spesa.”
Come commentare il contenuto e il tono di questi messaggi? Evidentemente in una situazione di crisi economica (e di ignoranza), il primo riflesso condizionato è quello di tagliare la scuola, negli Usa, in Italia…
Maria Gloria
Maria Gloria era un’insegnante italiana di Sassari. Via Internet si innamora di un insegnante americano e lascia l’Italia per stabilirsi a Houston, Texas. Qui sfrutta le sue conoscenze linguistiche: padroneggia italiano, spagnolo, francese, russo, le sue competenze informatiche e la sua forte personalità. Dopo un periodo in una scuola primaria, partecipa ad una “fiera del lavoro” in cui le scuole reclutano tramite un concorso privato gli insegnanti di cui hanno bisogno. Entra così a far parte della High School locale, una delle migliori scuole pubbliche degli Usa nella apposita classifica di qualità. La parola “migliore” si rivela molto relativa. Gli studenti adolescenti si rivelano molto infantili. L’impatto si rivela abbastanza duro: sembra di rivivere certi telefilm ambientati nelle scuole americane, dove gli allievi frequentano per molti motivi, ma non per studiare.
Maria Gloria non si perde d’animo e… rilancia.
Prende contatto con l’Istituto Culturale Italiano e inizia un corso di insegnamento serale della nostra lingua per adulti. Molti allievi portano cognomi italiani, ma sono figli e nipoti di emigranti, che per lo più parlavano dialetto. Il gruppo è piccolo e i partecipanti sono motivati. L’atmosfera nella villa che ospita il Centro è un po' quella del club, con parties, mostre e… attività gastronomiche.
Ma l’energia di Maria Gloria è inarrestabile: trova il tempo per un Master on line, un corso postuniversitario a distanza di didattica e pedagogia, organizzato dalla sapienza di Roma. Dopo mesi di lezioni virtuali, deve tornare in Italia per l’esame “reale”, a scuole chiuse. A chi le chiede il perché? Risponde serafica: Può sempre servire…
Il meccanismo ruota attorno al CV, curriculum vitæ, che non è solo un fatto burocratico, ma un vero e proprio archivio di vita, da giocare di volta in volta sul mercato del lavoro. Si respira indubbiamente un’atmosfera diversa che da noi:
:: ti giochi l’assunzione di fronte ad una commissione di possibili futuri colleghi sulla base del curriculum vitæ appunto, delle competenze informatiche e di un colloquio attitudinale;
:: il contratto è a tempo determinato;
:: l’uso di Internet è generalizzato a tutti i livelli;
:: l’insegnante si fa affiancare o dal sindacato come da noi oppure da collegi di avvocati che si sono specializzati nelle normative scolastiche e del lavoro, con personalizzazioni;
:: In pratica un’assicurazione privata è un altro elemento indispensabile;
:: L’aggiornamento continuo diventa un accumulo di carte da giocare in futuro per costruirsi una carriera in una situazione che può cambiare da un momento all’altro.
Buon lavoro, Maria Gloria, e congratulazioni!
Donna
Donna negli Usa è un nome di …donna. È il nome di un’insegnante newyorkese, anzi in particolare di Brooklyn. Potrebbe interpretare una parte in una ipotetica serie televisiva. È disperata.
Insegna spagnolo in una zona povera del suo quartiere. O meglio fa del suo meglio per insegnare, ci prova.
Mi mostra alcuni “prodotti”. Un foglio con due immagini ritagliate da una rivista. L’argomento è la gastronomia. Accanto ci sono DUE parole in spagnolo, in stampatello. Per dei 16enni non è propriamente il massimo, qualcosina in più ci si aspetterebbe…
Il problema è che gli “utenti” di Donna (parlare di “studenti” è troppo: studiare vorrebbe dire desiderare di apprendere…) sono di due tipi.
Quelli che sono di madre lingua spagnola, conoscono già la lingua in pratica e non hanno nessuna intenzione di studiare la grammatica. Gli altri sono di madre lingua inglese, per cui lo spagnolo è un’idea vaga ed è destinata a restare tale.
In una situazione oggettivamente al limite del delirio, Donna è ammirevole per il suo impegno per i diritti civili, in particolare per i rifugiati e gli illegali. Trova molta forza nell’impegno sindacale e… conta gli anni che la separano dalla pensione!
Twins/Gemelli 3
Che cosa succederà a livello scolastico ai “nostri” due gemellini Luca e Matteo, classe 2010?
Nel frattempo il tempo passa a Houston e stanno crescendo. In attesa tra poco di chiedergli: che cosa volte fare da grandi?, sono interessanti le aspettative dei genitori.
Certamente la scelta sarà per la scuola pubblica. A parte l’aspetto economico, con costi alle stelle, che non tutti possono permettersi, l’opzione della scuola privata può avere un senso quando ci sono aspettative forti per scelte metodologiche e pedagogiche.
Penso alle scuole steineriane, al metodo Montessori, ecc.
Tutte le scuole sono valutate secondo standard di qualità. A tutti i livelli sono somministrati test, iniziali, intermedi, finali.
In teoria, se una scuola non raggiunge nel suo insieme i livelli previsti, può essere chiusa e gli studenti (e gli insegnanti) trasferiti nelle scuole vicine.
Questo poi in pratica non succede molto, ma ha una conseguenza pratica. Vengono trascurati obiettivi quali “imparare a pensare”, perché ci si concentra su “imparare a superare i test”.
Chi conosce a fondo i diversi sistemi educativi, valuta la scuola europea nel suo insieme decisamente migliore rispetto a quella americana. Peraltro la maggior parte degli americani non è molto interessato a quello che succede fuori del proprio paese.
Per il cittadino americano “medio”, a cui fanno riferimento le statistiche e la pubblicità, il problema scolastico si riduce all’aspettativa di riduzione di costi e di un aumento del numero di giorni di lavoro degli insegnanti.
Certo che però se gli Usa vogliono restare area economica chiave e nazione trainante a livello globale, dovranno a loro volta investire di più e meglio nell’istruzione.
Ma questo, ai nostri gemellini Luca e Matteo, interessa poco…!
In sintesi
Al termine di questi appunti sparsi, sono doverose alcune considerazioni di carattere generale sul sistema scolastico statunitense, sulla base delle esperienze concrete di coloro che a diverso titolo hanno avuto a che fare con gli aspetti positivi e con quelli negativi.
Alcuni elementi portanti sono condivisi un po' da tutti gli osservatori.
:: il forte organico collegamento fra scuola e comunità locale;
:: il tentativo comunque di non lasciare nessuno fuori del sistema scolastico, compresi i figli degli illegali;
:: i livelli raggiunti nel settore tecnico-scientifico.
Sono però anche abbastanza riconosciuti alcuni limiti oggettivi:
:: la preparazione di base media lascia comunque a desiderare, come dimostrano le statistiche di pedagogia comparata;
:: le differenze fra i migliori, i cui percorsi formativi sono accelerati, e i tanti in difficoltà sono abissali e segnano una sconfitta per un sistema che cerca in linea di principio di essere democratico e di permettere a tutti di accedere ai gradi più alti dell’istruzione, in modo da riequilibrare gli squilibri socioeconomici, che nel complesso continuano ad essere drammatici;
:: ragionare solo in termini di tagli, come si fa in epoca di crisi e di deficit pubblico come l’attuale, è un’ipoteca negativa sul futuro di questo paese.
All’ordine del giorno negli Usa ci sono altri argomenti, quali la sicurezza, la crisi finanziaria ed economica, la questione ambientale. La scuola, anche qui, non riceve sufficiente attenzione. Eppure è evidente che un paese giovane e dinamico come questo, è di fronte ad una sfida cruciale legata alla globalizzazione, all’emergere di nuove potenze. Quali equilibri ci saranno quando la grande crisi finirà?
Il declino o il rilancio di questo paese sono intimamente collegati con l’importanza che la questione scolastica avrà nei prossimi anni.
Bruno Manfredi
(settembre 2010)
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