Era la raccomandazione dei Direttori Didattici degli anni Ottanta - Novanta. Le pagelle, con i loro voti gelidi o trionfali ma sempre inequivocabili, erano state sostituite dalle più moderne, psicologicamente adeguate e socialmente rispettose "Schede di valutazione".
Ai maestri si chiedeva di illustrare con parole il più possibile lievi situazioni a volte complesse, non descrivibili in termini tenui se non con l'ambiguità o l'indefinitezza. Così i maleducati protetti da famiglie miopi diventavano nei giudizi annacquati soggetti "inseriti seppure talvolta esuberanti e non sempre inclini ad accettare le regole del gruppo"; i tardi "apprendevano con lentezza sia pure dimostrando un impegno costante"; i pigri "si applicavano con interesse discontinuo portando a termine con difficoltà le attività avviate con entusiasmo"; i pierini capaci di deviare l'attenzione di tutti con battute tanto importune quanto irresistibili "tendevano ad assumere atteggiamenti in grado di attirare e concentrare su di sé l'interesse dei compagni, causando talora interruzioni dell'attività in corso".
Fiorirono le pubblicazioni di supporto per maestri in difficoltà, prontuari di definizioni di profili psicologici cui attingere espressioni convenienti per la compilazione delle schede. Qualche virtuoso della penna salutò la novità della valutazione in forma di giudizio dando libero sfogo alle proprie represse abilità stilistiche. Comparvero coraggiose e fresche di conio le "capacità apprenditive dell'alunno", "l'ottimo coordinamento motorio" per chi in palestra saltellava come uno scoiattolo, la "schematicità dell'espressione grafica" per dire che uno non sapeva e non amava disegnare.
Ma l'apice dell'originalità fu toccato da due colleghe affiatate le quali, dovendo scrivere con proprietà e decoro che una loro scolara cantava bene, si trovarono un pomeriggio ed elaborarono di concerto: "Ha buone qualità intonazionali". Che, in tempi non sospetti, al di là di scottanti precedenze fra inni d'Italia e "Va, pensiero" era una sintesi mirabile e profetica.
Valeria Amerano
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